Leggenda della baronessa di Carini


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La leggenda della Baronessa di Carini è basata su una storia vera, una tragica vicenda che ha avuto luogo nel castello di Carini.
La storia narra della Baronessa di Carini, Laura, che per volere del padre, il barone Cesare Lanza di Trabia, sposò, a soli 14 anni, il barone di Carini Vincenzo II La Grua.
In un primo momento i due sposi andarono ad abitare a Palermo dove nacquero i primi due figli, una femmina e un maschio, in seguito si trasferirono al castello di Carini dove nacquero altri sei figli. Il barone di Carini era però un uomo con poca personalità, succube del suocero. Trascurava la giovane moglie dedicando il suo tempo alla cura delle sue proprietà.
Laura, delusa dalla sua vita matrimoniale, trovò l’amore in Ludovico Vernagallo, e ne divenne l’amante. La relazione durò quattordici anni.
Scoperti dal marito e dal padre, Laura e Ludovico vennero uccisi nel castello di Carini il 4 Dicembre 1563. In preda agli spasmi della morte, la Baronessa, scivolò per terra lasciando l’impronta indelebile della sua mano insanguinata sul muro della stanza.
La leggenda racconta che da quel giorno nelle ampie sale del castello si odono di notte grida soffocate.
Negli anni questa triste vicenda ha sempre suscitato interesse e curiosità. La storia della Baronessa di Carini colpì la sensibilità del popolo a tal punto da essere narrata dagli “orbi”, cioè i cantastorie che andavano girando per tutta la Sicilia, così chiamati perché spesso erano ciechi. Verso la verso la metà del 1800, Salomone Marino, medico e antropologo palermitano, sentendone cantare alcuni versi alla propria madre, cominciò a fare ricerche per tentare di ricomporre la vicenda storica della baronessa di Carini, trovando quasi 400 varianti del poemetto dedicato alla triste vicenda.
Nel 2010 il sindaco di Carini ha incaricato un team di criminologi di fama internazionale, l’ICAA, di riaprire ufficialmente il caso della morte della Baronessa di Carini. A seguito di tutte queste ricerche e studi condotti si ritiene che altri fatti si debbano aggiungere alla versione più popolare, quella cioè che vede il marito sorprendere insieme la moglie e l’amante, e il padre di lei ucciderla per ripristinare l’onore di famiglia. Si ritiene infatti che Vincenzo La Grua sospettasse che i figli nati da Laura dopo il trasferimento a Carini non fossero figli suoi. Per evitare che l’eredità passasse a un figlio illegittimo, poiché il primogenito nato prima del trasferimento a Carini era morto all’età di 15 anni, l’unica soluzione complottata col suocero era quella di uccidere Laura, avvalendosi della legge dell’epoca che consentiva al padre di uccidere la figlia e l’amante se trovati in flagranza di adulterio. Dopo la morte della moglie Vincenzo La Grua diseredò i figli e li affidò al suocero assassino, quindi si risposò subito dopo.
A indagini concluse però i dubbi non sembrano del tutto dissipati, e la tomba della sfortunata baronessa non è stata ancora ritrovata.

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