Leggenda del Ratto di Proserpina


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Il lago di Pergusa è il luogo in cui avvenne il ratto di Proserpina, uno tra i più celebri miti della tradizione siciliana.
Il mito racconta che all’inizio dei tempi, sulla terra splendeva sempre il sole e faceva sempre caldo. Era la Dea Cerere che seminava, innaffiava le piante e faceva sì che gli alberi fiorissero e dessero frutti. Mentre Cerere lavorava, sua figlia Proserpina giocava nei verdi boschi della Sicilia e la sera tornavano a casa insieme cantando e ridendo. Tra gli Dei, c’era però un Dio non altrettanto felice e fortunato. Era Plutone, il Dio dei morti, il quale non viveva insieme a tutti gli altri Dei sul Monte Olimpo, ma regnava sotto terra, al freddo e al buio. Ogni tanto Plutone saliva in superficie per spiare la vita sulla terra. Un giorno Plutone scorse Proserpina mentre raccoglieva fiori sulle rive del lago Pergusa. Quando la vide se ne innamorò, ma sapendo che se fosse andato a chiederla in sposa a Cerere, entrambe avrebbero rifiutato la sua proposta, decise di rapirla, col consenso di Giove. Quando giunsero al fiume Acheronte, che divide il regno dei vivi dal regno dei morti, Proserpina gridò al punto che anche il fiume s’impietosì, e cercò di far cadere Plutone afferrandolo per le gambe. Ma Plutone scalciò con forza e si liberò e Proserpina, disperata, si tolse la cintura di fiori che aveva in grembo e la lanciò nel fiume, affinchè le acque potessero portare alla madre il suo messaggio. Cerere cercò disperatamente la figlia in giro per il mondo ed intanto, per il dolore e la disperazione, lasciò appassire i fiori e smise di seminare sicché, il frumento ed i frutti, smisero di crescere. Dopo nove giorni e nove notti vissuti senza sonno e senza cibo alla ricerca della figlia scomparsa, il decimo giorno Cerere si sedette stanca e disperata lungo la riva di un fiume fino a che scorse, accanto a lei, una piccola cintura di fiori. La verità le fu raccontata da Elios, il dio Sole, che illumina la terra e con la sua luce discopre ogni trama oscura, che rivelò a Cerere che tutto era avvenuto con il consenso di Giove. Per il dolore, Cerere non si curò più della terra e quindi cessò la fertilità dei campi e vennero i tempi della carestia e della morte. Giove, vedendo la fame sterminare intere popolazioni, mandò i suoi messaggeri ad ammansire l’indignata Cerere, la quale, irremovibile nel suo dolore, rispondeva che sarebbe tornata alle cure della terra solo se Proserpina fosse tornata. Così Giove decise d’inviare immediatamente Mercurio ad avvisare la figlia affinché non toccasse cibo, ma Mercurio, per quanto veloce, arrivò troppo tardi. Plutone infatti aveva fatto preparare un pranzo succulento ed appetitoso ed anche se Proserpina era troppo infelice per mangiare, a forza d’insistere, cedette per la fame davanti a rossi e succosi chicchi di melograno, che Plutone, furbamente, le aveva messo nella mano. Plutone gliene porse una dozzina e, quando arrivò Mercurio, Proserpina purtroppo ne aveva già assaggiati sei. La fanciulla scoppiò in lacrime quando venne a conoscenza della legge divina per cui, colui che mangia anche un solo boccone mentre si trova nel regno dei morti, non può più ritornare sulla terra. Proserpina gridò allora tutta la sua rabbia ed il suo odio a Plutone per l’inganno subìto e Plutone, che ne era innamorato ed avrebbe voluto essere amato a sua volta, impallidì, confessandole di averla rapita perché si sentiva troppo solo. Allora Giove, mosso a compassione, decise che Proserpina, avendo mangiato sei chicchi di melograno, avrebbe vissuto nel regno dei morti insieme a Plutone per sei mesi all’anno ed i rimanenti sei mesi avrebbe vissuto sulla terra insieme alla madre Cerere. Il mito di Proserpina vuole quindi che l’arrivo della Primavera sia sancìto dall’arrivo di Proserpina sulla terra, che porta con sé il soffio creatore dell’abbondanza e che il suo ritorno nell’Ade, sei mesi dopo, coincida con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno, per tornare e rinascere nuovamente, insieme alla vegetazione, la primavera successiva. La storia della dea romana Proserpina è così suggestiva ed intrisa di fascino d’aver ispirato numerosi artisti i quali, nel corso dei secoli, hanno interpretato il mito utilizzando diverse forme d’arte. Ne è un’esempio la fontana di Proserpina a Catania.

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