Eremo di Avola Antica


Eremo di Avola Antica

Mboesch - CC3.0

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 SP4 - Avola (SR)

L’Eremo di Avola Antica, noto anche come Convento Santuario Madonna delle Grazie, tempo era custodito da un gruppo di monaci cappuccini, si affaccia nel precipizio della Bugliola, offrendo allo spettatore un’incantevole veduta panoramica della riviera del mare Ionio.
Il complesso fu edificato 1729, sopra i resti del convento dei Cappuccini, per volere del sacerdote Sebastiano Li Gioi, che volle rivitalizzare e ridare sacralità alle rovine di Avola Antica. Il dormitorio prese in seguito il nome di Eremo della Madonna delle Grazie per il leggendario ritrovamento, negli anni sessanta del ‘700, sotto un grande masso, di una campanella e di un bassorilievo calcareo raffigurante la Madonna delle Grazie, ora custodito presso la chiesa dell’Eremo. Nel 1896 in ricordo di tale avvenimento, si edificò un’edicola votiva. Recentemente il complesso della Madonna delle Grazie è stato oggetto di un accurato restauro conservativo.
Il complesso è costituito dalla Chiesa della Madonna delle Grazie e dal monastero annesso.
La chiesa presenta una facciata a corpo unico avente, nella parte inferiore, il portale d’accesso e, sulla sommità la cella campanaria con tre fornici dei quali il centrale, più alto, è sormontato da un timpano. All’interno dei fornici vi sono le campane mentre due volute a spirale concludono i loro profili esterni raccordandosi con la sottostante trabeazione. Il portale presenta, ai lati, due lesene sporgenti con capitelli tuscanici, sorreggenti piedritti decorati con foglie d’acanto. Questi, a loro volta, danno sostegno ad eleganti vasi colmi di frutta e foglie. L’arco a tutto sesto del portale ha la chiave segnata da una testina mentre un arco spezzato, posto superiormente ad esso, funge da chiusura all’insieme e contemporaneamente si pone come elemento di raccordo con le parti delle pareti del prospetto definite in pietra calcarea. Un rosone presente al centro ha il compito di illuminare la cantoria.
L’interno la chiesa, ad una navata, presenta un’elegante ringhiera liberty che separa la navata dal presbiterio. Quest’ultimo è ricoperto da piastrelle del primo Novecento aventi motivi romboidali con foglie stilizzate nei colori rosso mattone, beige e nero, mentre la navata conserva basole quadrate di pietra pece. L’altare maggiore, nel 1925 subì pesanti rifacimenti, ma nel 1984 a seguito di un caso fortuito, alcuni ladri lo avevano divelto, è emerso parte dell’altare originale del Settecento: concavo nella parte centrale e con decori rococò. Lateralmente ha due sporgenti volute decorate alla base da grandi foglie d’acanto recanti, nella parte superiore, splendide teste di putti serpottiani.
Di notevole pregio era la tela-pala dell’altare maggiore della chiesa, in seguito ad un furto questa tela è scomparsa. Oggi è possibile ammirare solo una copia, della stesse dimensioni dell’originaria, donata da una coppia di fedeli. La tela, opera di Olivio Sozzi e del suo migliore allievo, è databile intorno ai primi anni del 700. L’impianto pittorico ricalca l’impostazione di altri dipinti del Sozzi, infatti in alto ad apertura di scenario di tela si staglia gloriosa la Santissima Trinità in una miriadi di angeli, raffigurata dal Cristo che regge la Croce, al centro la Colomba dello Spirito Santo a destra l’Eterno Padre con le braccia aperte. Al centro grandeggia la figura intera della Madonna delle Grazie coronata con le dodici stelle, che regge interamente il Santo Bambino Gesù, come se lo volesse offrire ai Santi protettori avolesi. Santa Venera, patrona di Avola, a sinistra e Corrado, il protettore della città, a destra, che chiudono la tela in basso. Accanto si scorgono i segni simbolici legati alle azioni di fede della loro vita: Santa Venera regge nella sua mano destra la palma del martirio con tre corone, mentre un angelo ai suoi piedi regge un Crocefisso, quale strumento prioritario della sua predicazione; u angelo ai piedi di San Corrado regge il bastone eremitico ed ha accanto il teschio e la corona del Rosario, strumenti di penitenza e di preghiera del santo che visse la sua vita eremitica tra Avola e Noto in epoca cinquecentesca.
Nella chiesa è conservata pure l’effigie di un bassorilievo in pietra dipinta il cui ritrovamento avvenne casualmente alla fine del ‘700 nel luogo dell’antica Avola in cui doveva situarsi la precedente chiesa del convento dei Cappuccini. L’immagine, di fattura artigianale, raffigura, in un’impostazione di tipo tradizionale, la Madonna che allatta il Bambino. Vi si conserva pure la piccola campana bronzea, finemente decorata, rinvenuta assieme al bassorilievo.
A destra della chiesa è l’ingresso del convento. Questo poggia le sue fondazioni sulla rupe calcarea che fa da parete alla sottostante cava ed è costruito con blocchi di pietra irregolari legati da malta cementizia. Le linee del convento seguono l’andamento del suolo. Le finestre evidenziano l’estrema semplicità delle pareti esterne del romitorio. Culminanti con un arco ribassato presentano, nelle chiavi, ieratiche figure femminili quasi avvolte nel fogliame d’acanto, mentre mensole, delicatamente intagliate, sorreggono le soprastanti architravi decorate, nella parte sottostante, con sporgenti dentelli. Ampio, con grandi ambulacri, è l’interno dove si aprono le numerose celle ed altri vani.
L’Eremo nella ricorrenza della Madonna delle Grazie il 2 Luglio e della Madonna Assunta il 15 Agosto è frequentato dai fedeli della città di Avola per i festeggiamenti e celebrazioni Eucaristiche.

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