Area Archeologica San Nicola a Favignana


Area Archeologica San Nicola a Favignana

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 Costiera di Tramontana - Favignana (TP)
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L’Area Archeologica di Punta San Nicola occupa la cuspide della grande piana orientale dell’isola e si trova a circa un chilometro ad est dall’abitato di Favignana.
Quest’area, caratterizzata da calcareniti calabriane di facile escavazione, è ricca di cavità ipogee abitate, presumibilmente, sin dalla preistoria fino al periodo romano e paleocristiano.
All’interno dell’area archeologica sono presenti diversi siti di interesse:

La Grotta del Pozzo di notevole rilevanza storico-archeologica per la presenza di iscrizioni e raffigurazioni, riferibili alla fase punica e neo-punica. La scoperta della grotta risale al 1968 e il nome si deve alla presenza di un pozzo, ricavato in tempi recenti. Si tratta di un ambiente a pianta approssimativamente quadrangolare con due aperture opposte. Oggi si accede alla grotta attraverso un dromos a gradoni, mentre l’ingresso più antico, oggi chiuso, era ricavato nella parete di fronte all’accesso attuale ed era preceduto da un ingrottato di dimensioni minori. In epoca punica fu adibita ad ipogeo accessibile attraverso il dromos a gradoni, adibito ad uso funerario e di culto. In periodo tardo-antico e paleocristiano gli ingrottati vennero reimpiegati come area cimiteriale mediante l’apertura di nicchie, arcosoli e loculi lungo le pareti di friabile calcarenite. Anche la presenza di alcune croci incise sulle pareti testimonia l’uso cimiteriale. In epoca moderna, nel XIX e XX secolo, gli ingrottati vennero utilizzati come stalla per il ricovero di animali, come evidenzia la presenza di un abbeveratoio accanto al pozzo e di diversi ganci in legno e incavi nel banco roccioso, ricavati lungo le pareti, usati per legare gli animali. Molto interessante è la documentazione epigrafica con iscrizioni e gruppi di lettere riferibili alla fase punica e neo-punica. La prima e più rilevante iscrizione, individuata dall’archeologa Anna Maria Bisi nel 1968, è ancora oggi ben visibile sulla parete a sinistra dell’ingresso. Successivamente, furono individuate una decina di iscrizioni incise sulle pareti della grotta e una serie di raffigurazioni, sia sul soffitto che sulle pareti.

Le Vasche o Cetarie, ambienti quadrangolari adibiti alla salagione del pesce o alla preparazione di garum. Queste vasche sono scavate nella roccia, intonacate con cocciopesto e disposti in file parallele;

La Grotta di San Nicola con incisioni raffiguranti due quadrupedi e una figura antropomorfa;

Una Tomba a forno in parte mutilata dai tagli di cava risalente all’età del Bronzo;

Il Bagno delle Donne, un ambiente ipogeo con vasche rivestite di tessere vitree, collegato al mare da un cunicolo. Si ritiene fosse un impianto per la lavorazione del pesce, risalente al III sec. a.C.. Il nome del sito è legato ad una precedente interpretazione secondo la quale l’ambiente ipogeo era un impianto termale di epoca romana;

Una Necropoli con tombe a fossa risalenti al III-II sec. a.C., riutilizzate in periodo tardoantico, come è dimostrato da alcune tombe ad arcosolio ed una a baldacchino. Alcuni ipogei vennero trasformati in prigioni nel XVI sec. come la Grotta dello Stemma spagnolo;

Scalo Cavallo utilizzato per il trasporto dei blocchi di calcarenite e il carico di questi sulle imbarcazioni. E’ situato nei pressi di un’antica cava;

Resti di una Torre Saracena di avvistamento a pianta circolare che si erge a strapiombo sulla scogliera;

Un Abitazione rupestre, sita nei pressi della Torre Saracena, a pianta semiellittica nelle cui pareti sono scavate tre nicchie di piccole dimensioni.

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