I Mesi dell'Anno di Rodì Milici


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I Mesi dell’Anno di Rodì Milici si configurano come uno dei più interessanti e singolari cerimoniali della Sicilia.
Essi rientrano nella tipologia dei Carnevali strutturati, che prevedono una prescrittiva e inderogabile forma rappresentativa.
La rappresentazione fa anche riferimento ad un copione dove sono riportate le parti che ogni singolo Mese, il Re, il Poeta e il Borghese, protagonisti del cerimoniale, devono interpretare nel rispetto di un modello recitativo-declamatorio molto simile a quello utilizzato dai cantastorie e dagli opranti.
I mesi dell’Anno vantano un'antica origine. Secondo la tradizione nel 1880 il poeta Don Peppe Trifilò introdusse la rappresentazione in paese prendendo a modello un’analogo rituale in uso nel catanese.
I Mesi dell’Anno si configurano come una “forma drammatica di matrice popolare" mirata ad esorcizzare i rischi connessi ai vari passaggi mensili.
I dodici mesi, in groppa a degli asini o cavalli bardati a festa, giungono in piazza e a turno, rivolgendosi al Re, vantano i privilegi che il proprio mese reca alla comunità e chiedono in maniera perentoria ed esclusiva la corona, espressione massima del potere. Spetta alla fine al Poeta il compito di ricomporre l’insanabile conflitto, mentre il Re invita alle danze il corteo dei Mesi. La parte finale del copione è recitata dal cosiddetto Borghese che è identificabile con l’autore dei versi, che esalta la figura del Re e non solo quella allegorica, ma anche quella storica.
La manifestazione è stata riconosciuta dall' assessorato regionale, è iscritta nel libro delle Celebrazioni e si rappresenta ogni anno la domenica ed il martedì di carnevale a Rodì Milici.

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