Leggenda della casa dei Tre Tocchi


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“La casa dei tre tocchi” o “La casa delle tre sorelle” è un’antica masseria di Cassibile oggi famosa per i suoi fantasmi.
La villa, situata in Contrada Arenella lungo la S.P. 106 che collega Siracusa e Cassibile, un tempo era la residenza estiva della nobile famiglia dei Giacarà. Intorno alla villa circolano diverse leggende.
Una prima leggenda racconta dei Baroni di Fontane Bianche, che vivevano nella villa con la figlia fino a quando una sera dei ladri si introdussero in casa per rubare, e, colti sul fatto, uccisero i due baroni e tagliarono la testa alla bambina che gettarono nel pozzo. Da allora, si racconta che, nelle notti di luna piena, si vede la testa della ragazzina, nel cerchio d’acqua del pozzo, che piange e strepita.
Un’altra leggenda racconta che, intorno all’Ottocento, l’unica figlia dei proprietari della casa si fosse innamorata di un militare di ventura, contro il volere paterno. Dopo la morte dei due amanti, la cui causa è sconosciuta, il padre, che non seppe resistere al dolore e alla rabbia di quel lutto, lanciò una maledizione a chiunque passando accanto alla sua casa non lo onorasse con il suo saluto devoto.
La terza leggenda, che da il nome alla casa, racconta di tre sorelle che abitavano la villa. Si racconta che queste sorelle fossero brutte a tal punto da non riuscire a trovare marito, e così vissero segregate nella casa condannate ad una solitudine atroce. Alla loro morte lanciarono una maledizione lanciata a tutti coloro i quali passavano nei loro pressi: chi non avrebbe bussato alla porta tre volte in segno di rispetto avrebbe finito i suoi giorni per morte violenta.
La leggenda delle tre sorelle trova riscontro nella storia: uno dei quattro figli del poeta e patriota Emmanuele Giaracà, proprietario della villa, ha avuto tre figlie femmine, mai sposate, di cui non si ebbe mai alcuna notizia.
Le leggende della casa dei tre tocchi fanno parte dell’immaginario comune della gente del luogo al punto che, ancora oggi, chi passa accanto alla villa suona tre volte il clacson, forse in segno di rispetto per la bimba la cui testa è stata gettata nel pozzo, o forse per paura che il padre dell’innamorata morta scagli la sua maledizione, o ancora per onorare la memoria delle tre sorelle ed evitare di finire i propri giorni per morte violenta.

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