Villa dei Mostri a Bagheria


Villa dei Mostri a Bagheria

Davide Mauro - CC4.0

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 Piazza Garibaldi, 3 - Bagheria (PA)
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Villa Gravina di Palagonia, conosciuta anche come Villa dei Mostri, è la più celebre e originale delle ville di Bagheria.
La villa fu edificata nel 1725 per volere del principe Ferdinando Francesco Gravina e Bonanni, su progetto dell’architetto Tommaso Maria Napoli. Dopo di lui, si insediò il principe Ignazio Sebastiano Gravina e Lucchese. A lui si devono i corpi bassi della villa. Queste strutture venivano utilizzate per ospitare la servitù ed erano caratterizzate dall’avere su ogni porta una mattonella con un numero che corrispondeva a un dato servo.
Il figlio, il VII principe di Palagonia Francesco Ferdinando Gravina e Alliata, il Negromante, intraprese i lavori di completamento dell’intero complesso della villa conferendo ad esse quei caratteri emblematici e stravaganti che hanno reso la villa famosa in tutto il mondo con l’appellativo di Villa dei Mostri.
A lui si devono le grottesche famose statue in pietra tufacea d'Aspra, delle cui 200 iniziali ne sono sopravvissute soltanto 62, che adornano i muri esterni dei corpi bassi della villa: mostruosi animali, orribili figure antropomorfe, musicisti caprini, nani barbuti, deformi corpi umani, serpenti con più teste, gnomi, dame e cavalieri suini che danzano beffardi, figurazioni fantastiche chiamate i “Mostri” di villa Palagonia. Egli fece installare queste statue come una sorta di guardiani del palazzo e sul loro aspetto inquietante sorsero tante leggende, come quella di una ipotetica influenza malefica sulle donne gravide.
La villa non ha un aspetto unico solo negli esterni, anche gli interni mostrano l’estro e la magnifica stravaganza del committente. I pavimenti sono preziosamente intarsiati, e lungo le pareti si trovano splendidi mosaici, stucchi a rabeschi, di madreperla e di pietre dure. La sala più straordinaria è la Sala degli specchi dove immensi specchi applicati con diverse angolazioni coprono pareti, soffitto e pavimenti, moltiplicando, capovolgendo e deformando le figure degli ospiti del principe. La Sala fu voluta espressamente dal principe in quanto egli voleva dimostrare, a chi vi si rifletteva, la vanità e la fragilità dell’essere umano. Sull’ingresso della sala campeggia ancora la scritta "Specchiati in quei cristalli e nell'istessa magnificenza singolar, contempla di fralezza mortal l'imago espressa".
Gli arredi della villa mostravano la stravaganza del suo padrone: i piedi di alcune sedie erano più bassi così da rimanere zoppe, altre erano talmente inclinate in avanti che era impossibile starci seduti, il gancio portabastoni, ossia la mano protesa del busto del Re Sole, era in grado di sollevare i parrucchini settecenteschi dei malcapitati che vi passavano al di sotto, infine vi era uno specchio dietro il quale egli si nascondeva per osservare ed ascoltare gli ospiti.
La villa si articola su due piani, ha impianto curvilineo, conferitogli dalla linea mossa dei due fronti, l’uno convesso e l’altro concavo che accoglie lo scalone monumentale a doppia rampa in marmo di Billiemi. Il vestibolo elittico presenta magnifici affreschi parietali che rappresentano quattro delle fatiche di Ercole, volute da Don Salvatore Gravina e Cottone, il fratellastro e genero del principe alla fine del Settecento.
Attigua all’edificio costruì una chiesetta privata, oggi aperta al culto. La stravaganza del principe è visibile anche nelle opere presenti all’interno della chiesa: un crocifisso con attaccata sull’ombelico la statuetta di un uomo in ginocchio, che rappresenta il principe stesso che chiede perdono a Dio per la società del suo tempo, tutta apparenza e poca essenza; la statua di una donna bellissima che dal collo in poi è resa orribile dai vermi post-mortem, per dare il messaggio che tutti, belli o brutti, ricchi o poveri sono destinati alla morte.

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