Castello Eufemio di Calatafimi-Segesta



Il Castello Eufemio di Calatafimi-Segesta, situato sul colle che sovrasta l’intero paese, era uno dei siti fortificati posti a difesa e a controllo delle vie di accesso a Segesta.
Il castello nel XIII secolo viene utilizzato dalle truppe di Federico II nella lotta contro i ribelli musulmani, che sembra avessero il loro caposaldo nel vicino villaggio di Calatabarbaro, in cima all'acropoli di Segesta. Nel 1282, durante la rivolta del Vespro, in esso probabilmente dimorava il suo feudatario Guglielmo Porcelet, che amato dai suoi sudditi, fu risparmiato e mandato incolume assieme alla sua famiglia in Provenza. Fu poi presidio militare e prigione fino al 1868, anno nel quale venne abbandonato ed in cui iniziò il suo lento degrado.
Delle tre torri del castello, che viene raffigurato fin dal XVI secolo nello stemma del comune, sopravvivono oggi solo i ruderi di due torri. Della terza torre invece non c'è più traccia. Le due torri erano collocate alle estremità nord e sud della facciata principale. Nella cortina muraria che le univa, vicino alla torre sud, si apriva la porta del castello. La porta immetteva in un vestibolo composto da due archi dal quale si accedeva alla corte. Sul lato sinistro del vestibolo e della corte si aprono le anguste porte di alcune celle sulle cui pareti si possono ancora scorgere i graffiti dei detenuti. Sullo stesso lato delle celle si ergeva un altro piano, probabilmente la vera e propria residenza signorile. Lungo il lato ovest si trovano poi allineate ampie cisterne per l'acqua piovana.

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